Thursday, May 04, 2017

MACRON-LE PEN: UN DIBATTITO CHE NON PUO (E NON DEVE) ESSERE NORMALE

Ho deciso da oggi di pubblicare i miei interventi di commento sul mio blog personale invece che sul blog de http://www.ilfattoquotidiano.it/ 


Mi chiedo il perché oggi delle reazioni scandalizzate di molti giornali francesi e internazionali per i toni del dibattito di ieri sera tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen : “un duello”, “un massacro”, “una polemica durissima dall’inizio alla fine”, “Un dibattito brutale!”. Ma chi si aspettava qualcosa di diverso? “Un dibattito che ha confuso i telespettatori invece di chiarire i programmi”, recita Le Monde stamattina. E perché? C’era davvero da dire qualcosa di serio sul programma dell’estrema destra fascista, e ripeto: FASCISTA, programma canonico del populismo della nuova lega dell’idiozia internazionale, basato su false notizie, teoria del complotto e richiamo a un passato MAI ESISTITO (chi si ricorda il testo di Eric Hosbauwm, L’invenzione della tradizione? Ebbene il populismo si richiama nostalgicamente a tradizioni passate, a un glorioso passato che nella maggior parte dei casi non è mai esistito, reinventandolo per manipolare il popolo e dargli un senso di appartenenza a una comunità immaginaria che è fatta più di vignette, vecchi spot pubblicitari, film di Fantozzi o Louis de Funès che di fatti.)




Anzi, dirò di più: trovo che sia stata una forzatura dell’esercizio della democrazia stare ad ascoltare due ore e mezza di bufale della signora Le Pen sparate a zero contro l’avversario, il quale, alla fine, si è difeso con dignità, è riuscito a dire le due o tre cose fondamentali che rassicurano i cittadini democratici, come: si resta in Europa, ogni cittadino di qualsiasi religione, etnia, provenienza deve avere uguali possibilità di riuscita, la Francia resta una civiltà inclusiva e generosa e, se ci sparano addosso i Jihadisti, in gran parte cittadini francesi, prima di andare a sparare in giro per il Medio Oriente e fare grandi dichiarazioni sulla privazione della cittadinanza, bisogna interrogarsi per capire dove abbiamo sbagliato e perché l’integrazione non è riuscita. Non molto (non una parola sull’ecologia, non una parola sulle donne), ma abbastanza per rassicurare di avere la speranza di potere essere ancora in un paese democratico dopo il 7 maggio.

Le Pen ha gestito questo dibattito come un candidato che non può vincere: attaccando senza sosta, con invettive ridicole, che hanno messo in imbarazzo il suo stesso campo, come quella secondo la quale Macron sarebbe al servizio degli islamisti! Ora: va bene le cazzate che conosciamo tutti sul banchiere plutocrate al servizio della finanza (ebraica?) internazionale, un tema che in questi giorni è martellato non solo dalla Le Pen, ma anche da quell’altro tristo figuro di Viktor Orban, primo ministro ungherese, alle prese con la chiusura di una delle migliori università europee, la CEU, perché finanziata dal "plutocrate semita" Soros.
Ma Macron marionetta dell’islam? Come le è venuta? E chi se la beve? Cioè, nelle moschee salafiste si tessono le trame dei complotti finanziari internazionali?? Questa è troppo.

Armata fino ai denti di varie cartellette colorate sotto gli occhi, la Le Pen si confonde, accusa Macron di cose inesistenti leggendo da un documento sbagliato e, dopo un pasticcio sull’Euro, l’ECU e il franco senza capo né coda al quale Macron ha risposto in modo molto chiaro, spiegando ai cittadini nel modo più semplice possibile che uscire dall’Euro non è una buona idea perché se il contadino vende le pere in franchi ma compra il trattore in Euro, ebbé, non se la cava più, Le Pen comincia a fare il giullare, a fare il verso a Macron, ridacchiare, fino a dirgli che forse ha dei conti off-shore alle Bahamas, un caso di pura diffamazione che giustamente non dovrebbe avere spazio in televisione.

E questo poteva essere un dibattito normale? Le Pen può essere fiera e soddisfatta di sé di vivere in democrazie così malate e inciuciate con i media che ormai è normale portare alla ribalta farabutti come lei, Orban o Donald Trump. Ma la democrazia non significa che tutto è dicibile e che qualsiasi cretino che apre la bocca va ascoltato. La democrazia è partecipazione e la partecipazione ha delle condizioni: essere capaci di articolare i propri pensieri, avere delle ragioni e delle prove per quello che si dice, ossia essere parte di una comunità di discorso condiviso. Partecipare non significa “esserci”: significa essere capaci di trasformare le proprie emozioni, i propri interessi e i propri bisogni in argomenti che siano validi anche per gli altri. Per questo la democrazia può contribuire allo sviluppo personale, umano, civile e cognitivo dei cittadini: costruendo istituzioni condivise in cui si ragiona con le stesse regole, anche se la si pensa diversamente. Non dando la parola a tutti. Perché dare aria alla bocca è altrettanto spiacevole che fare aria da altri orifizi del nostro corpo.

E questo vale per i populisti italiani, per le cazzate che si bevono sui vaccini del morbillo che provocano l’autismo. Populisti peraltro che mi hanno insultata per anni dalle pagine digitale del quotidiano IL FATTO, nel quale ero entrata a collaborare in tempi non sospetti e che si è trasformato in un organo di sostegno al populismo all’italiana. Con la convinzione delirante che qualcuno - il sistema, la casta ci nasconde la VERITA (sui vaccini, sulla finanza internazionale, sui terroristi) e che un giorno essa, la Verità con la V maiuscola sarà svelata a tutti. La verità è il frutto della deliberazione razionale, non dell'odio per la casta. Non c'è peggior nemico della verità di colui che crede di possederla contro tutti gli altri.